Quello con i Cucibocca è un tradizionale appuntamento, a conclusione delle festività natalizie, tanto atteso dai bambini.
L'antica e misteriosa tradizione presente solo a Montescaglioso è riproposta dal Centro di Educazione Ambientale.
Restano ancora in gran parte misteriose le motivazioni ed i simbolismi contenuti nelle figure del Cucibocca che è un personaggio presente anche nel Carnevale di Montescaglioso ma che vive di vita propria nella notte del 5 Gennaio.
Il Cucibocca è una tradizione unica in tutto il Meridione: misteriose figure vestite di scuro, mantello o vecchi cappotti, in testa un cappellaccio o un disco di canapa da frantoio, il viso incorniciato da folte barbe bianche. Al piede una catena spezzata che striscia sul selciato con un sordo rumore. Bussano alle porte e chiedono offerte in natura. In mano un canestro con una lucerna ed un lungo ago con cui minacciano di cucire la bocca ai bambini. Scompaiono nel buio con l’avanzare della notte. I bambini, attratti ma spaventati si rifugiano tra le braccia dei genitori e rientrano in casa per andare presto a letto permettendo alla Befana di riempire le calze con giocattoli, dolciumi e regali.
Così come vuole la tradizione, in casa e in piazza, si consumano i nove bocconi del Cucibocca.
Nella misteriosa notte che precede l’Epifania si concentrano riti e credenze delle grandi comunità contadine che per secoli hanno maturato nel profondo della propria identità tradizioni mutuate dai tempi più remoti. Il cucire la bocca segna la fine delle libagioni natalizie. L’avvicinarsi della Quaresima induce al digiuno ed alla astinenza dalla carne, per altro ancora praticate nella vigilia dell’Epifania nelle comunità italoalbanesi della Basilicata e della Calabria.
Secondo una credenza ancora presente in molti paesi del Meridione, nella notte del 5 Gennaio, le anime dei defunti, tornano tra i vivi dal Purgatorio e si dirigono verso le case ove hanno vissuto. Il corteo sfila nella notte più profonda, invisibile ai viventi che, nel totale silenzio, si barricano in casa e lasciano un’offerta, libagioni e acqua per dissetare le anime arse dalle fiamme. Il misterioso corteo dei Cucibocca, con un fiammella in un canestro, la catena al piede che segnala la loro presenza e la richiesta del silenzio e dell’offerta, appare una rivisitazione della processione delle anime del Purgatorio.
Un’altra suggestiva tradizione evoca memorie ancora più ancestrali. Nella notte che precede l’Epifania, gli animali riacquistano il dono della parola, possono predire l’immediato futuro, ma hanno anche il potere di maledire gli uomini che maltrattano le bestie ed osino origliare il loro sommesso parlare. Alla civetta, simbolo della sapienza e della parola, il compito di impedire l’intromissione degli uomini nel mondo degli animali. Il Cucibocca, nella richiesta incessante e minacciosa del silenzio, cerca di porgere l’orecchio degli uomini al parlare sordo degli animali. O forse al contrario, sono i Cucibocca, nella rielaborazione popolare della credenza, a simboleggiare gli animali che spezzate le catene della schiavitù e imposto il silenzio verso gli umani, si sottraggono, almeno una volta nell’anno, alla prepotenza del padrone come l’orso selvaggio, con al piede una catena spezzata, che in tante rappresentazioni del Carnevale, sfugge al controllo del suo torturatore.
Un ulteriore riferimento è nell’abbazia di S. Michele a Montescaglioso ove la misteriosa figura di Arpocrate, divinità egizia dedicata al silenzio affrescata nella biblioteca dei monaci, è raffigurata come un vecchio, con un cappuccio, l'indice rivolto verso le labbra a chiedere silenzio ed una grande barba giallastra che ricorda la canapa con cui i Cucibocca nascondono il viso.
Un'altra interpretazione è riferita ai retaggi dell'arcaica società agropastorale: nascosti sotto le sembianze dei Cucibocca, pastori, salariati e massari spesso in tale occasione regolavano più o meno violentemente liti e diatribe.
Info: CEA MONTESCAGLIOSO