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Lagonegro arte e mistero. A Spasso nel Borgo delle 33 Chiese

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Rappresentazione itinerante l'11 e 12 agosto 2013 a Lagonegro

L’associazione “A castagna ra critica” propone l’11 e 12 agosto, una singolare rappresentazione itinerante ispirata a una storia che unisce leggenda e rievocazione storica. “Lagonegro arte e mistero. A spasso nel borgo delle trentatre chiese”, è una storia ricca di fantasmi, cavalieri, baroni e principi, sullo sfondo della Lagonegro quattrocentesca dei Sanseverino Bisignano.La rappresentazione si terrà l’11 e 12 agosto.

La trama
La trama si basa sulla leggenda riportata nei testi storici di Lagonegro e risalenti al tempo di Federico Barbarossa. Recita testualmente Mons. Raele: “Del tempo dell’Imperatore Barbarossa si ha un triste ricordo: Essendo nel 1178 in Lagonegro sorta una rissa fra contadini del luogo ed uno degli scudieri reali che accompagnavano due ambasciatori mandati dall’Imperatore al Re Guglielmo di Sicilia per ratificare gli articoli della pace da lui stabilita a Venezia, i contadini assalirono la casa degli ambasciatori dove lo scudiere si era rifugiato, li offesero a colpi di pietra, e portarono via il diploma della pace con una coppa di argento. Conosciuto il fatto, il Re Guglielmo fece impiccare malfattori e complici. Quale fu la causa della rissa? Al Comm. Pesce sembra giusto riporla nel contegno baldanzoso degli scudieri e credere pretesto e falsa insinuazione il trafugamento della coppa.” (op. cit. pagg. 23 e 24).
L’avventura inizia con l’apparizione sulla soglia della Chiesa di S. Anna di Lagonegro del fantasma di Pompeo Ovidiano, “Cavaliere di Ventura” appartenente ad una delle più antiche famiglie lagonegresi vissute nel 1400. Egli era barone di Battifarano, feudo concesso a suo padre Amerigo dal principe Sanseverino di Bisignano; questi, unitamente ad altri valorosi concittadini (Marco Pastore, Marco Rossano, Giulio Alberti e Pompeo Falabella), contribuì a che il nostro paese divenisse libero dall’oppressione feudale. In particolare, i mitici Cavalieri di Ventura lagonegresi, a seguito di vittoriose imprese, ottennero, il 22 novembre 1497, dal re Federico D’Aragona una serie di 12 privilegi e la liberazione di Lagonegro dalla tirannia feudale.
Questo eroe torna sulla scena per riscattare l’orrendo crimine  “presumibilmente” commesso dai contadini di Lagonegro, a seguito del furto del calice e della pergamena in danno degli ambasciatori del Barbarossa, che ha comportato come “maledizione”la scomparsa delle Chiese di S. Rocco, S. Vito, della Feliceta, di S. Angelo e di Santa Sofia, tutte appartenenti all’abitato di Lagonegro. Detta maledizione è inarrestabile e consiste nella progressiva scomparsa e distruzione delle altre Chiese lagonegresi.
La missione che dovrà compiere Pompeo Ovidiano sarà quella di condurre il pubblico in un viaggio immaginario nel Borgo e prevederà la sosta dinanzi ad alcune delle chiese presenti lungo il percorso, con l’interrogazione di altri fantasmi (anch’essi tratti da leggende lagonegresi), allo scopo di ritrovare il calice e la pergamena e di scoprire, altresì, il vero autore del misfatto.
Detto viaggio si concluderà nei pressi della Chiesa del Castello, ove Pompeo Ovidiano, unitamente ad altro fantasma (quello di un misterioso principe), farà scoprire al pubblico la verità sulla commissione del crimine. Si scoprirà che, in realtà, il citato furto fu commesso dal nobile e potente proprietario dell’immobile, che a suo tempo ospitò gli ambasciatori del Barbarossa, e che costui ingiustamente incolpò e fece giustiziare i contadini. Il malfattore compì, inoltre, un ulteriore misfatto, rappresentato nell’aver occultato la refurtiva nella cripta della Chiesa del Castello. Tale oltraggio ingenerò, quindi, la maledizione che comportò la caduta nelle nebbie dell’oblio delle Chiese di Lagonegro. Essa potrà essere cancellata solo con l’aiuto di un forestiero dall’animo puro, che nella chiesa del Castello di Lagonegro, nel pomeriggio del giorno “7” luglio dell’anno del Signore 2013, nei pressi dell’altare, pronuncerà “una parola” …. che sarà rivelata dall’ultimo fantasma … “Cartopilus”.

Leggende dei “fantasmi”
Fantasma del Chiano (Un magistrato, al rientro con la sua carrozza da Napoli, fu fermato dinanzi alla croce, esistente in prossimità della fontana dedicata a G. Murat, da un suo conoscente; quest’ultimo, dopo averlo invitato a scendere dalla carrozza, si sedette con lui sui gradini della croce medesima a conversare su argomenti vari. Quando il giudice tornò a casa e raccontò di questo incontro, la moglie per poco non svenne, in quanto la persona che si era intrattenuta con suo marito era morta da tre giorni. Quel che è certo è che il giudice era persona razionale e sanissima ed, effettivamente, nel lasso di tempo in cui lui aveva affermato di aver parlato con il “morto” era stato visto seduto sui gradini della croce: solo e con una strana espressione sul volto!).
“Donna del Selice”: (Costei, secoli prima, scendendo sul far dell’alba per il Selice, udì provenire, dalla porta socchiusa della Chiesa della Candelora, una di quelle litanie che una volta precedevano la Messa. Incuriosita, entrò in chiesa e quale non fu la sorpresa nel vedere che tutti quelli che pregavano erano persone morte da tempo e che i loro piedi erano come sollevati da terra).
Fantasma di “Nicola Vizzarru”( Costui, un triste giorno, percorrendo un ponte che conduce alla località detta Madonna degli Angeli, vi precipitò la sua figlioletta. Per molti anni i contadini che percorrevano quel ponte affermavano di sentire deboli lamenti e di scorgere nelle acque una luce tremolante).
“Fantasma del Principe”( Una notte di qualche secolo fa, un contadino, distrutto dalla fatica e senza neanche svestirsi, si butta sul letto e sprofonda immediatamente in un sonno profondo. Nel sonno gli compare, vicino al suo letto, un misterioso principe. Lo avvolge nel suo mantello pieno di stelle d’oro e lo trasporta per incanto sulle scale che portano alla Chiesa del Castello. Qui, appena la luna fa capolino fra le nuvole, il principe rivela al contadino un grande segreto: l’ultimo giorno di novembre dell’anno bisestile gli comparirà una volpe bianca che lo condurrà ad una grotta invisibile: due angeli gli apriranno la vista e lui vedrà uscire dalla caverna una gallina tutta d’oro seguita da dodici pulcini, anch’essi in oro. Il principe inviterà il contadino a prendere la gallina ed i pulcini. L’avverte, però, che il tempo è breve, pari a quello in cui l’anima impiega ad uscire dal corpo ed, in questo tempo, l’impresa dovrà essere compiuta).
“Cartopilus” (fantasma apparso intorno all’anno 1000 nell’Abbazia Benedettina della Madonna degli Angeli, la cui storia fu trascritta in una pergamena che fu ritrovata durante i lavori di rifacimento del monastero, eseguiti nel 1653.  Quest’uomo, che nelle antiche cronache è conosciuto come “l’Ebreo Errante”, troverà pace eterna solo quando Nostro Signore Gesù Cristo ritornerà per giudicare il mondo).

 


 

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