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Legambiente su incendi Pollino

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"E' necessario che si individuino rapidamente i responsabili per assicurarli alla giustizia"

In fumo circa mille ettari di territorio boscato per carenze nella prevenzione e nelle sorveglianza della natura protetta. Nel 2007 le stesse aree devastate dai roghi. Oggi con le stesse modalità gli ecocriminali sono di nuovo all'opera.

“Come già era successo nel 2007, i piromani incendiano le stesse aree esterne al Parco, nei comuni di Castrovillari e Morano Calabro, e le fiamme incontrollate devastano circa mille ettari nel Parco nazionale del Pollino. Le stese modalità di allora confermano la dolosità dell’azione della stessa mano criminale, ma ancora di più evidenziano le carenze nella prevenzione e sorveglianza del nostro patrimonio naturalistico. Per quelle aree già percorse dal fuoco nel 2007 i comuni non hanno realizzato il catasto né posto nessun vincolo, come prevede la legge 353/2000, e nessuna limitazione è stata posta a chi, da vero padrone, pascola abusivamente su quei terreni.”

Con queste parole nette, Franco Falcone presidente di Legambiente Calabria, Marco De Biasi presidente di Legambiente Basilicata e Antonio Nicoletti della segreteria nazionale di Legambiente, denunciano quanto sta avvenendo nella più grande area protetta d’Europa violata dagli incendi boschivi che, nonostante gli sforzi compiuti dall’Ente parco in questi anni, continuano ad essere la prima causa di rischio dell’esistenza stessa del Parco. Infatti, a cinque anni di distanza dalla stagione orribile del 2007 che ha determinato nel Parco del Pollino danni e distruzioni su oltre 6.000 ettari, è facile constatare che l’attenzione, molto viva negli anni precedenti, è venuta meno, in un paese come l’Italia che vive ed opera solo sulle sue emergenze continue. C’è bisogno invece, per salvare i nostri boschi, il nostro territorio, dalla piaga degli incendi boschivi, di attenzione continua e di risorse adeguate.

“L’Ente Parco - continua Legambiente - in questi 5 anni ha fatto un ottimo lavoro, solo con risorse proprie e con quelle aggiuntive di un progetto finanziato dalla Fondazione per il Sud che si è però concluso 2 anni fa, mantenendo sempre in rete tutte le associazioni di protezione civile lucane e calabresi, dotandole di mezzi  e attrezzature per l’antincendio, e realizzando ogni anno le campagne estive di avvistamento e di primo intervento. Ci vuole anche fuori dal Parco, considerando che come avvenuto per gli incendi di questi giorni, ma anche per la maggior parte di quelli registrati nel 2011, la loro origine è al di fuori del perimetro del Parco stesso, maggiore attenzione e coordinamento delle attività di avvistamento e di primo intervento, altrimenti il fenomeno non sarà mai sotto controllo ed i danni saranno sempre ingenti.”

Su questo punto è necessario richiamare le responsabilità dei comuni che, nonostante lo imponga la legge 353/2000, ancora non realizzano il catasto delle aree percorse dal fuoco e non pongono su di esse le limitazioni previste dalla legge. Nel caso specifico ci chiediamo se, dal 2007 si fosse applicata la norma che impedisce il divieto di pascolo sulle aree percorse dal fuoco, si sarebbero evitati gli eventi di oggi. Perché, è nota la relazione tra pascolo abusivo e incendi boschivi, ed è altrettanto noto che sulle aree incendiate l’unica attività praticata, nonostante non fosse possibile, è stato il pascolo abusivo. In aggiunta a questi aspetti vale sempre la pena sottolineare che nella lotta agli incendi è necessario privilegiare in maniera specifica le azioni di previsione/prevenzione che possono garantire una riduzione dei danni e dei costi per la collettività. E per evitare una stagione infernale per il sud, ed in particolare per il Parco nazionale del Pollino, dove storicamente e ciclicamente questi fenomeni infliggono ferite mortali al territorio, è necessaria una forte azione di indagine e di repressione per frenare sul nascere questi fenomeni criminali. Le tecniche di indagine attualmente disponibili possono permettere, in un numero di casi molto elevato, di individuare i responsabili che molto spesso risultano essere sempre le stesse persone che, per svariati motivi, reiterano il reato periodicamente.

“Nonostante l’impegno dell’Ente Parco – conclude Legambiente -  che anche quest’anno, come aveva fatto negli anni passati con ottimi risultati, aveva già attivato il suo sistema antincendio boschivo basato fondamentalmente sul coinvolgimento delle associazioni di volontariato di protezione civile, poco possono i volontari e l’Ente di fronte ad un attacco criminale su più fronti, soprattutto se a queste si aggiunge il ritardo con cui il fenomeno è stato affrontato dal sistema della protezione civile calabrese. Ora è necessario, vista la chiara origine dolosa e criminale degli incendi di questi giorni che si individuino rapidamente i responsabili di questi roghi per assicurarli alla giustizia, come avvenuto ad esempio nelle settimane passate per gli incendi che hanno interessato l’arco ionico lucano”.

 

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