Programma
09.30: arrivi e accreditamenti
10.00: presentazione della giornata
10.15 – 12.15: “In ascolto delle resistenze. Testimonianze di contrasto alle emergenze/illegalità quotidiane”:
- Comitato Difendiamo le terre Joniche
- Rappresentanza lavoratori Cutolo
- Amianto
- Coste Joniche
- Centrale Mercure
- Vittime attentati metapontino
- Lavoratore stagionale immigrato
- “Comitato diritto alla salute” Lavello
- Petrolio Corleto
- Locomotiva
- Comitato regionale Acqua pubblica
- Discarica Senise
- Fiume Noce
- Familiari vittime
12.15: relazione Referente Regionale di Libera
13.00: buffet
14.30 – 16.30: “Idee e proposte per costruire insieme percorsi di giustizia”. Dibattito ed interventi
16.30: Elezione Referente Regionale e Comitato Esecutivo
17.00: conclusioni del Referente Regionale di Libera
Segue la lettera di don Marcello Cozzi, referente Libera Basilicata, ai soci ed agli amici, per l'assemblea regionale :
C’è una Basilicata che si muove nell’ombra, tra sporchi affari e collusioni illecite, tra colletti bianchi che giocano sull’impunità del proprio ruolo sociale e colletti bianchi che restano nella penombra, tra vittime di cui non si sanno i carnefici e vittime per le quali pagheranno carnefici di comodo.
C’è una Basilicata che perde pezzi tra aziende che chiudono e campi alluvionati, tra veleni sparsi nell’aria e veleni gettati in terre e fiumi, tra giovani che “fuggono” alla ricerca di un futuro e non più giovani che “restano” rassegnati a subire un presente senza più futuro.
C’è una Basilicata rassegnata sotto il peso di un momento storico che ha spezzato ogni progetto, ma anche quella rassegnata che si è rifugiata in rassicuranti nicchie di comodo in attesa che la tempesta passi e dalle quali si pretende di insegnare in che modo affrontare la tempesta: una Basilicata schizofrenica, cioè, quella che da un lato grida pubblicamente la propria indignazione e dall’altro, nell’intimo, si trascina nella rassegnazione.
Ma c’è anche un’altra Basilicata.
Quella che continua ad esistere perché resiste, perché non si rassegna – dentro e fuori –, perché trasforma l’indignazione in impegno quotidiano di protesta e di contrasto alle tante ingiustizie e alle numerose illegalità. È la Basilicata dei tanti comitati spontanei che rivendicano un posto di lavoro per chi l’ha perso, che difendono il nostro meraviglioso ambiente aggredito da interessi di ogni tipo, che chiedono verità e giustizia in quelle tante storie di chi dopo tanti anni non ha visto né l’una né l’altra. È la Basilicata delle tante associazioni che fanno delle proprie normali attività quotidiane un baluardo umile e silenzioso al malaffare sociale, politico ed economico. È la Basilicata dei tanti cittadini che giorno dopo giorno non abbassano la testa, non cedono a quella cultura clientelare che è la vera mafia della nostra regione, che gridano il diritto alla propria dignità dinanzi alle tentazioni economiche e politiche di una scodella di lenticchie.
Questa Basilicata la incontreremo nella nostra Assemblea regionale del prossimo 20 novembre a Lauria. L’ascolteremo e ci ascolteremo l’un l’altro per immaginare e costruire insieme possibili percorsi in Basilicata di una società altra.
È tempo, qui ed ora, di dare volti, nomi, mani e cuore a quel popolo che in Basilicata “(r)esiste”.
Anzi, proprio in questa logica ritengo siano anche maturi i tempi perché in questa nostra terra Libera abbia un nuovo Referente regionale: dopo 15 anni di lavoro intenso, silenzioso e complesso, dopo la meravigliosa giornata dello scorso “21 marzo” a Potenza e alla luce di quel fermento positivo che oggi ci vede come una consolidata rete di associazioni, gruppi e cittadini, è venuto il momento di un volto e un nome nuovo che ci rappresenti tutti. Lo eleggeremo tutti insieme durante l’Assemblea.
Io ci sono, continuerò ad esserci al fianco di ciascuno e di tutti, in ogni angolo di questa bella regione per continuare a portare il mio piccolo contributo a questo meraviglioso popolo che (r)esiste.
Dobbiamo, però farlo tutti insieme; c’è bisogno della rabbia, della passione e del sogno di ciascuno di noi perché, come diceva Ghandi, “dobbiamo diventare noi, il cambiamento che vogliamo vedere”.
Noi, prima che gli altri; noi, qui ed ora.
don Marcello