Il Santuario "Maria SS.ma del Monte Saraceno", sorge a circa 1320 m.s.l.m., appollaiato sulla cima di uno sperone roccioso a ridosso del Volturino.
La sua collocazione è quanto mai suggestiva. Il Tempio domina tutta la vallata, che, dal monte di Viggiano si allarga e si stende fino a Caperrino, in un mare di verde interrotto da larghe radure, e attraversato dal fiume "Piesco".
Il tempio, dall'alto del roccione bianco, occhieggia candido tra il verde, come un faro di luce abbagliante. E' un punto di riferimento per quanti attraversano la valle, o si dedicano alla coltura dei campi, o custodiscono mandrie e greggi.
Si accede al Santuario per una stradella breve che si inerpica ripida e difficile su uno fondo ghiaioso e sdrucciolevole, e che sbocca improvvisa di fronte al Tempio. E' tradizione, rigidamente osservata, che non si entri nel luogo sacro senza aver prima percorso per tre volte il suo perimetro, salmodiando e cantando nenie, che si rifanno ai primi tempi dei padri Benedettini.
Dopo un viaggio, fatto a piedi, lungo e faticoso, con l'appendice dell'ultimo tratto erto e scabroso, il pellegrino varca la soglia del Santuario, e si trova dinanzi la Sacra Effige della Gran Madre di Dio.
L'attuale statua è una ricostruzione fatta con i resti dell'antica copia del simulacro ligneo, dorato, bizantino della Madonna detta "de Plano", che i Benedettini apprestarono per il Monte Saraceno. La copia rovinò, in uno alla chiesa parrocchiale, nella quale era custodita, in seguito al terremoto del 16 dicembre 1857.
E' certamente una riproduzione fedele dell'antica "Caggia", creata molti secoli prima, e che i padri ci hanno tramandato.
Il Glorioso simulacro è stato incoronato dal Revmo Cap. Vaticano, il 9 settembre 1947, in una apoteosi di innumeri pellegrini, accorsi da ogni parte. E' questa una data memorabile nella pur gloriosa storia del Santuario. Da allora i pellegrinaggi si sono moltiplicati, e la devozione è cresciuta notevolmente. L'oro occorrente per le corone della Vergine e del Bambino, fu offerto in una entusiastica gara, da tutte le famiglie calvellesi e dai numerosissimi devoti dei paesi limitrofi. Se ne raccolse a sufficienza: circa 2 Kg. Si ottennero due diademi, confezionati e cesellati da un ottimo orafo di Napoli. Vi furono incastonate numerose pietre preziose di grande valore e bellezza.
I festeggiamenti, arricchiti da usanze, e da un folklore contenuto e distinto, si celebrano la seconda domenica di maggio, quando la statua viene trasportata dalla chiesa parrocchiale al santuario, e l'8 e 9 settembre, quando vi fa ritorno.
I calvellesi sparsi per il mondo, ritornano al paese natio, e partecipano attivamente ai festeggiamenti.