L’idea di un processo di individualizzazione di quelle che venivano ormai unanimemente definite scienze dello spirito era nettamente distinta dal procedimento generalizzante delle scienze della natura così come veniva auspicato dagli storici idealisti tedeschi. La dicotomia tra scienze della natura e scienze dello spirito portò alla riduzione del metodo scientifico-storiografico e all’identificazione di storia e filosofia operata da G.Gentile e B. Croce. Preparato dalla storiografia illuministica che, grazie agli studi comparati di economia, diritto, storia delle religioni e storia politica, poteva essere definita scienza generale dell’uomo, il nuovo modello scientifico nel lavoro storiografico è diventato il punto di approdo e di incontro nello stesso tempo delle scienze sociali che non possono non essere scienze storiche, e della storia che non può non essere che storia del sociale. Il divenire della storia è il divenire stesso della società, e, in quanto tale, deve procedere con i criteri generalizzati delle scienze della natura, epurandosi tuttavia da ogni scientismo ed erudizione ma anche da ogni moralismo etico-politico o, ancor peggio, propagandistico.
La restaurazione di un metodo scientifico nella storia tradizionalmente intesa, è opera degli storici francesi, dalla prima elaborazione teorica di Lacombe e Simiand in “Revue de sinthèse historique” (1900) e alla rivista “Annales” fondata nel 1929 da L.Febbre,un medievista, e M.Bloch uno specialista del cinquecento, e continuata da F.Braudel e da altri fino ai contemporanei J.Le Goff e M.Ferro. Essi auspicavano non solo una prospettiva più ampia, ma la consapevolezza di ciò che essi stessi avrebbero potuto apprendere da altre discipline come la sociologia, la geografia, la psicologia, l’economia. Sarà proprio F.Braudel a sintetizzare nel 1958 il metodo della nuova storia economica e sociale contrapponendo il concetto di lunga durata più che al concetto di evenement al concetto di breve periodo (le temps court), e ciò non presuppone necessariamente una modalità diversa di osservare l’evento ma di inserirlo in un contesto di più ampio respiro che potrebbe prescindere dal tempo stesso. La stessa osservazione delle cose passate, è collocata in un divenire dinamico e non statico delle cose stesse.In un approccio investigativo di questo tipo assume rilievo non solo ciò che cambia ma anche ciò che permane, in quanto è proprio il confronto tra questi due termini che predispone i parametri del divenire.
Grazie all’eredità degli Annales, la storiografia rompe clamorosamente ogni legame con la filosofia della storia e con lo storicismo ottocentesco, abbracciando nuove angolature. La storia, così come la storiografia, non è unica ma esistono molti percorsi della storia e molte storie da raccontare e si scrive di storia in tante lingue e secondo prospettive ed angolature che frantumano irreversibilmente l’unità del sapere storico.
Gli ultimi sviluppi della storiografia moderna, pur mantenendo saldi i temi della stessa (politica, religione, economia, stato ecc.), assume un differente orientamento epistemico che spinge fortemente a guardare quel nesso di reciprocità tra la dimensione locale e quella globale. E’ innegabile, oggi, la funzione formativa della storia nella scuola, implementando un percorso di formazione civile e contribuendo allo sviluppo stesso della persona umana.
Bibliografia
Braudel F., Histoire et sciences sociales , in Annales
Giulio de Martino, La didattica della storia, Liguori.