E' utopistico sperare che la comprensione del linguaggio storico avvenga in maniera spontanea con la consuetudine all'ascolto e alla lettura secondo il principio che il contesto spiega il significato di una parola sconosciuta o di un’espressione inusitata.
Avviene esattamente il contrario: le incomprensioni si sommano, un fraintendimento iniziale può provocarne a catena numerosi altri e il prodotto finale di tutto questo gioco degli errori, si rivela all'improvviso nel corso di una interrogazione o prova scritta, con effetti che sono esilaranti e sconfortanti nello stesso tempo.
A nove-dieci anni sono di problematica comprensione tutti i concetti astratti (progresso, crisi, sviluppo, civiltà, libertà) di cui gli storici fanno largo impiego. In altri casi sono possibili interferenze fra più significati della stessa parola (chiesa come istituzione e chiesa come edificio). Possono emergere delle confusioni fra termini di significato affine, pensiamo alla serie "rivoluzione", "rivolta", "ribellione", "sommossa", "sedizione". I fraintendimenti aumentano quando si utilizzano espressioni metaforiche del tipo: "alimentare il malcontento", "soffocare la rivolta", "ristagno dell'economia".
Per i bambini, infatti, la metafora è spesso un suggerimento vano, un'illusione che non può capire. Probabilmente con gli scolari servirebbe di più, volendo usare un linguaggio figurato, la similitudine, di cui la metafora è una forma abbreviata.
di Elena Ruggieri