Non solo una festa di quartiere. Il Comitato Grandi Eventi di Rione Cocuzzo ha collegato i festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria all’iniziativa “Non basta un sorriso” per realizzare una mensa di solidarietà con 50 coperti nel capoluogo lucano. Testimonial d’eccezione Giuseppe Povia.
Il cantautore milanese ha accompagnato il numeroso pubblico nel suo Siamo Italiani Tour 2013. Un mix tra brani e riflessioni: dalla necessità per l’Italia di ritornare alla lira all’inutilità delle guerre, dalle polemiche coi rapper alle dediche musicali per le figlie.
Ecco cosa ci ha detto prima del concerto.
Bentornato in Basilicata. Qual è il suo parere su questa regione?
La gente della Basilicata mi vuole bene. Dal 2005 a oggi ho fatto più di 40 concerti in questa Regione, inoltre, vorrei comprare una casa a Policoro perché è un posto meraviglioso.
Con “I bambini fanno ooh…” ha finanziato due scuole-ospedali in Darfur. “Non basta un sorriso” è ora lo slogan per la costruzione di una mensa a Potenza. Perché è importante unire la musica alla socialità?
La musica muove tante coscienze, tante persone e può sensibilizzare su delle tematiche che purtroppo sono messe un po’ da parte dalla politica.
Se dovesse scegliere preferirebbe scrivere testi o suonare?
Da cantautore mi piace pensare, scrivere e cantare. Mi piacerebbe scrivere anche per altri in base alla loro personalità.
Si sente controcorrente?
Io mi sento normale in un mondo che va controcorrente ma essere normali oggi vuol dire essere una pecora nera.
Come considera la sua presenza sui social network?
A 360°. Parlo di tutti i temi perché poi proprio quei temi diventeranno musica.
A chi servono oggi le guerre?
Le guerre si fanno solo per i soldi. Basta fare 1+1.
Siamo Italiani Tour 2013. Furbi, sognanti, testoni: per cosa si distingue l’Italiano?
Noi creiamo e gli altri sfruttano. Noi inventiamo e gli altri usano. Non siamo capaci di gestire la nostra creatività e per questo non riusciamo a valorizzare la nostra nazione nonostante l’Italia sia un piccolo stivale dove tutti ne parlano male ma tutti vogliono metterci dentro i piedi.