I due enormi cerri secolari, alti 20 metri e con una conferenza di oltre 5, erano stati censiti dal Corpo Forestale dello Stato come alberi monumentali regionali di eccezionale valore storico.
Che si tratti di un atto dimostrativo è abbastanza chiaro infatti uno dei due cerri, conosciuto come “cerza bucata” a causa di un profondo squarcio alla base del tronco causato probabilmente da un fulmine, era completamente cavo all'interno il che rendeva il taglio poco conveniente dal punto di vista della produzione di legna. Inoltre nella stessa area sono presenti alberi altrettanto grandi e più produttivi. E proprio in questa zona l'anno scorso si è tenuta la Festa della transumanza, c'è una relazione tra le due cose ? Oppure è un atto di “terrorismo ambientale” contro l'istituzione del Parco che ricorda quanto avvenuto nel 1993 nel Parco del Pollino quando fu bruciato “Zi Peppe” il pino loricato patriarca dell'area protetta ?
Uno degli alberi abbattuti era stato oggetto di alcune campagne ambientaliste, in particolare negli ultimi due anni gli operatori del Centro Studi Naturalistici Nyctalus di San Martino d'Agri, nell'ambito del progetto promosso dall'ente parco “Il Parco nel Nostro Futuro” avevano svolto diverse attività e laboratori di educazione ambientale proprio nell'area antistante al cerro e l'avevano eretto a simbolo della bellezza e delle potenzialità del territorio.
“Per noi la cerza bucata - ci dicono dal C.S.N. Nyctalus - non era semplicemente un albero. A molti potrà sembrare strano, ma per noi era quasi un amico. E' stato testimone silenzioso di alcune delle più belle giornate della nostra infanzia e della nostra adolescenza. Custodiva gelosamente segreti e momenti che non torneranno più. Lui stava la, ogni anno ci accoglieva sotto le sue fronde secolari. L’anno scorso, in occasione della Festa della transumanza, l'abbiamo visto per la prima volta fragile: i cespugli e gli arbusti che lo proteggevano da occhi cattivi erano stati tagliati. Per un attimo nella nostra mente era passata l'idea che qualcuno potesse, per motivi diversi, fargli del male ma non immaginavamo un simile gesto. Il pensiero che forse avremmo dovuto o potuto fare di più per proteggerlo ci fa stare male, tanto. Tagliando quell'albero ci hanno derubato di una parte della nostra storia.
Quell’albero andava protetto, ma forse non importava a nessuno. Del resto, per molti, era solamente un albero. Ma noi siamo sicuri che a tutte le persone che almeno una volta hanno trovato riparo sotto le sue fronde e a tutti quelli che oggi tornando al Raparello non avranno più dove andare a ripararsi la notizia farà male. Siamo sicuri che tanti proveranno rabbia e dispiacere per quanto accaduto e saranno in tanti a sperare che qualcuno paghi per questa violenza”. L'area è stata posta sotto sequestro dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato che stanno indagando su quanto accaduto.
(Articolo pubblicato sul Quotidiano della Basilicata del 1 Maggio 2012)
Rocco Perrone Direttore responsabile di Al Parco Lucano (rivista dei Parchi della Basilicata)