Tempo di lettura 6 minuti. La colonna sonora è questa:
Ci sono giorni in cui il computer (dove mi ritrovo a scrivere queste righe...), la connessione, la reperibilità vorresti non esistessero. E allora spegni tutti. Sì, tutti!
Il bello di lavorare in proprio è questo. Ok, ci sono i fornitori, e le tasse le tasse le tasse, da pagare, ci sono i crediti i crediti i crediti da recuperare, però quando hai le p---e piene, a volte, puoi spegnere tutti e buttart(l)i nel verde e nel blu. Tanto c'è sempre la scusa pronta: stiamo sperimentando un itinerario turistico da sviluppare! Che è vero. Sono pochissime le persone che hanno camminato in questi posti.
Stamattina, dopo aver comunque aggiornato sito e social, ce ne andiamo alla scoperta del fiume Melandro nel Parco Nazionale dell'Appennino Lucano. L'ho percorso quasi tutto con, nell'ordine, Massimo, Giovanni e Maria (madre). Oggi sono con Felice! Manca la penultima parte.
Lui arriva puntualissimo. Io devo finire di mandare l'ultima l'ultima l'ultima mail. Ma ce la faccio...
Andiamo con l'auto d'ordinanza, una panda 4x4 bianca (che ti salutano tutti dappertutto in Basilicata!), in località Bosco Ralle a Satriano di Lucania. Abbiamo gli stivali, qualcosa da mangiare. Ci fa compagnia anche lei, la nostra Lady.
Prima di scendere nel fiume nel punto in cui ero arrivato l'ultima volta con Maria (madre) andiamo ad ammirare le Pietre del Corvo.
Mentre scendiamo verso il fiume, e il volume del rumore dell'acqua sale, incontriamo tanti funghi ma non ci fermiamo a cercare (MM), lo scopo è un altro.
Arriviamo dove il Melandro riprende energia grazie a un affluente che scende dal Casone. Prima di questo punto l'acqua è pochissima perchè è stata incanalata nella diga ed è utilizzata per produrre energia con la centrale idroelettrica.
Il percorso dell'affluente è rilassante.
L'acqua scorre nella faggeta, nell'ombra assoluta tra un tappeto di edera (ehehehe).
Risaliamo fino a un guado.
Decidiamo di attraversarlo, si vede la luce poco più in là. Ahi, ahi, ahi! Sembrano sabbie mobili e rischiamo di rimanerci dentro! Il risultato, con non pochi battiti di cuore accelerati, è questo, quasi un metro dentro la melma.
Ci tiriamo fuori con qualche difficoltà e capiamo subito perchè proprio qui intorno non c'è traccia di orme di animali di grossa taglia.
Ritorniamo nel Melandro, tra le pietre.
L'acqua è limpida.
Proseguiamo e ogni passo è una scoperta. Il fiume modella la terra in continuazione e le radici di un albero scendono verso l'acqua all'aria aperta.
L'atmosfera è piacevole, regna la calma. Pochissime tracce umane, due in tutto il percorso: una lattina e una bottiglia. Ogni buon escursionista deve avere una busta nella borsa per raccogliere quello che trova, non dimentichiamola mai!
Poi all'improvviso un'illuminazione. Come potrebbe essere nato u rumit! Un albero piegato scavalca il fiume e si appoggia su un altro. Dal tronco scendono, liberi e dritti, i rami dell'edera (a destra della foto).
Uhhhh! Viene naturale e semplice mettersi dentro l'edera. In un attimo hai il vestito addosso. Ci piace immaginare che il primo satrianese vestito da rumit abbia vissuto una situazione del genere.
L'edera cresce dappertutto, a terra, tra gli alberi e anche appesa alle pietre.
In alcuni posti è bellissima, soffice e delicata.
Si prosegue
e il letto diventa più bello, inizia ad affrontare il dislivello. Ci sovrastano massi giganteschi tra cui questo che sembra tagliato con un'accetta
probabilmente è anche una buona parete per arrampicare.
Ci lasciamo alle spalle la roccia
e ci avviamo verso la parte più bella del percorso tra pozze dove fare il bagno
e pietre levigate dall'acqua.
Poche ore più tardi mi ritrovo a terra, sdraiato. Ho la consapevolezza del respiro mentre il Maestro ci stimola l'immaginazione evocando situazioni che (io) ho vissuto durante il giorno. Mi ha letto nel pensiero? Parla di acqua, ruscelli, alberi, foglie, montagne, spine, pietre. Con gli occhi chiusi sono qui:
Arriviamo in un punto in cui per scendere è necessaria attrezzatura di torrentismo. E' quasi mezzogiorno, così decidiamo di risalire verso ovest facendoci largo nel sottobosco. L'orientamento ci fa sbucare dopo pochi minuti su un tratturo ed eccoci fuori.
Poi mentre penso di scrivere questo articolo leggo che il turismo nei Parchi è in crescita del 2% rispetto all'anno scorso. In un periodo di crisi nera come questa ecco una buona notizia.
Nei momenti brutti arriva sempre qualcosa, qualcuno, a ricordarci di non smettere di lottare. E' fondamentale capire i segni, non farli scappare via.
Il giorno dopo è il 31 Ottobre e vado a pranzare in campagna, a Pantanelle, dalla nonna (nuova redazione di Al Parco). Lei al telefono sussurra:<<si, ma mangiamo pasta e patate!>>. Come per dire <<niente di speciale>>. Mi fa trovare la tavola apparecchiata fuori, all'aperto, sotto il portico. La pasta e patate è diventata pasta asciutta (con sugo di salame fatto in casa) CON le patate... Il litro di vino biologico fatto da mio padre finirà al termine del pranzo.
Appena arrivo le faccio vedere l'ultima edizione di Al Parco con in copertina le donne anziane della Val d'Agri a cui Angela Alliegro ha chiesto di raccontare quale era il loro sogno, il loro sogno lontano. <<Ci sono pure io?>>. No, ma avresti potuto.
Poi mentre chiacchieriamo mi dice che dalla parrucchiera oggi ha aspettato più del solito. C'era un matrimonio in paese! Le dico:<<lo sapevi, perchè sei andata proprio oggi?>>. Eh! <<Perchè oggi 65 anni fa, nel 1948, sposavo tuo nonno!>>. Hanno vissuto più di 60 anni insieme.
Mentre mi fa l'occhiolino e si tocca i capelli di nuovo scuri scuri: <<Perchè dopodomani* devo andare a trovare a mio marito... mi sono allisciata!>>
Se le foto vi sono piaciute seguiteci, l'anno prossimo, dopo l'inverno e dopo il carnevale, saremo in grado di portarvi a visitare questi luoghi.
* dopodomani è il 2 Novembre, commemorazione dei defunti.