Viviamo in un’epoca in cui l’umanità si trova a scegliere il proprio futuro. E’ una sfida enorme quella che ci aspetta, per imparare a regolare il nostro rapporto con l’ambiente e utilizzare in modo oculato le risorse. Una sfida che passa attraverso gli impegni che tutti possono assumere nel tentativo di ricomporre il difficile mosaico che lega le nostre scelte e i nostri stili di vita al futuro del pianeta. Promuovere nuovi comportamenti è un impegno portato avanti attraverso la diffusione di varie proposta educative.
Lungo la strada per la sostenibilità, l’educazione ambientale si propone di agire sui modelli culturali, sugli stili di vita, sugli approcci di pensiero alla realtà, sui valori, sull’etica per diffondere consapevolezza e stimolare il maggior numero di persone a prendersi cura della Terra. La divisione tra obiettivi ampi e profondi e la povertà delle pratiche e delle decisioni è una delle contraddizioni degli interventi per l’ambiente. L’ambiente sembra essere sempre ai primi posti nelle preoccupazioni dei cittadini, e ogni partito si pronuncia in difesa dell’ambiente per poi nella pratica sostenere l’alta velocità, l’industrializzazione ecc.
Quello che avviene per l’ambiente avviene anche per l’educazione ambientale: non c’è programma che non si proponga lo sviluppo della creatività, dell’autonomia, della partecipazione, ma quando si passa dalle buone intenzioni ai contenuti e alla progettazione “vera” si torna alle nozioni, a programmi dove non c’è spazio per l’autonomia e la creatività.
Viviamo in una società in cui c’è una profonda distanza tra valori “esibiti” e valori “vissuti”, e mentre i primi sono quelli di cui si parla (e molto), i secondi sono quelli che, non sempre consapevolmente, guidano le nostre azioni.
Chi opera nel campo dell’educazione ambientale oggi lo fa in un contesto fortemente cambiato rispetto ai primi pionieri. Fino ad oggi l’educazione ambientale è stata caratterizzata dalla propria capacità di evolvere, di contaminarsi. L’educazione ambientale è viva perché esplora campi nuovi in modo nuovo, mantiene la complessità e affascina. Non può essere ridotta a ricette, irrigidita. Sicuramente si può lavorare in modo migliore e forzare il passaggio da una cultura ambientalista pionieristica a una situazione più matura, andando nella direzione di un confronto più qualificato tra le istituzioni e i privati che si occupano di educazione ambientale, stimolando una programmazione integrata, momenti di valutazione che portino a procedure e strumenti per il controllo della qualità, diffondendo la buona pratica della documentazione. Ma la sfida della qualità richiederà continuità, professionalità e impegno di risorse.
E’ sempre più chiara l’interdipendenza tra sviluppo, ambiente, equità sociale e formazione a stili di vita di ridotto impatto ambientale. Nel nostro secolo sono balzati alla ribalta problemi nuovi (questione ambiente, rapporti tra sud e nord del mondo) che il modo politico e la società civile faticano ad affrontare e risolvere. Risulta chiaro che questi problemi non possono essere ignorati poiché da una loro soluzione dipende la pace e la sopravvivenza non solo delle generazioni presenti ma anche di quelle future. Si impone quindi un cambiamento culturale, si tratta di modificare nel profondo la nostra immagine della natura, le relazioni tra noi e l’ambiente e tra noi e gli altri.
di Bruno Niola