In un pomeriggio d’inverno mi telefonò Jeremy Boissevain dell’Università di Amsterdam e mi chiese se ero interessato ad un progetto di quattro anni sotto la sua supervisione sulle feste ed i rituali in Italia – ricorda il professore.
Di qui il suo trasferimento nel 1989, prima a Roma presso l’Università La Sapienza, poi in Molise ed infine in Basilicata dove si fermò per quasi 2 anni. Si trasferì a Calvello per osservare la festa della Madonna del Monte Saraceno, interessante non solo per le sue processioni, i falò, le fiere ma soprattutto perché i dati del passato erano ancora vivi e attraverso questi Herman ebbe accesso al diciannovesimo secolo. Il libro “Feste in Italia Meridionale – Rituali e trasformazioni in una storia locale”, è il risultato di quel periodo e contiene una storia di Calvello, uno studio sul rituale ed il cambiamento, per il quale Calvello è servito come cosiddetto caso di studio. Oggi è diventato una sorta di lavoro standard per i ricercatori del settore.
Di lui il professor Peter Burke dell’Università di Cambridge ha detto: “Numerosi sono gli studi sulla festa ed il rituale, e recentemente ne sono stati pubblicati di interessanti, ma il libro di Tak emerge fra tutti”. Il testo infatti, si concentra sulle feste in Italia Meridionale, quali importanti eventi collettivi, in cui vengono spiegati i processi di continuità e di cambiamento del rituale all’interno di un particolare contesto culturale inserito nel quadro storico dell’Italia meridionale. Il caso di Calvello mostra come le relazioni sociali connesse al complesso rituale locale siano mutate considerevolmente durante la lunga ed ultima trasformazione dalla società tradizionale a quella moderna.
Nel terzo capitolo, infatti, viene ricostruita la storia dettagliata del paese fino alla metà del settecento, periodo della Controriforma. Sono grato di aver avuto la possibilità di studiare la complessità storica e di averla potuta scrivere in un libro – ricorda il professore – che durante la sua visita a Calvello dello scorso Settembre, ha ricevuto la cittadinanza onoraria non solo per l'elevato valore storico e culturale dello studio e la valenza internazionale delle sue ricerche nel campo antropologico ma anche per il ricordo positivo di tutta la comunità durante la sua permanenza nel paese.
Un importante attestato di stima testimoniante l’affetto che lega in un vincolo indissolubile di amicizia il ricercatore a Calvello.
di Elena Ruggieri