Sono una lucana che, come molti e per motivi di studio, ha dovuto per qualche anno trasferirsi altrove. Sono tornata perché era forte in me la voglia di approfondire la conoscenza del patrimonio culturale locale. Ho così coinvolto nelle mie gite alcuni compagni universitari che, ignari della bellezza della regione, ne sono rimasti talmente entusiasti da esserci poi più volte ritornati.
Oggi, dopo qualche anno dal mio “rimpatrio”, mi rendo conto che la Basilicata la conoscono meglio loro che i residenti stessi, i quali probabilmente quell’entusiasmo non l’hanno mai provato. Eppure, sono molteplici i beni culturali lucani da apprezzare: archeologici, ambientali, architettonici, artistici. Peraltro, è da riconoscere l’impegno da parte delle istituzioni locali ai fini della valorizzazione e gestione del patrimonio. Il vero problema, che è poi quello italiano in genere, sta nel fatto che rispetto ad altri paesi custodiamo un’enorme quantità di beni culturali; purtroppo, i fondi necessari per poterla gestire in maniera impeccabile, ad esempio garantendone l’apertura al pubblico nonché la manutenzione continua, non sono mai sufficienti… inutile cercare il colpevole: la responsabilità è sostanzialmente di tutti noi. Infatti, altro problema principale è la scarsa consapevolezza, da parte del cittadino, dell’esistenza di questo sito piuttosto che di quel museo. Ma come, mi chiedo, vivi in un luogo senza esserti mai chiesto “che cosa sono quei ruderi?”, “cosa c’è in quell’edificio?” Non parliamo poi delle lamentele rispetto al biglietto da pagare! Ogni servizio al cittadino ha un suo costo: se pago per prendere l’autobus, è giusto che lo faccia anche per visitare un museo.
Ci si lamenta spesso del fatto che non ci sia molto da fare per trascorrere il tempo libero, ma basterebbe puntare il dito sulla cartina geografica della regione e scegliere un luogo, una storia, un’emozione…
Chiudo dunque quest’intervento con un augurio: meno turisti per caso, più cittadini consapevoli!