Tale continuità è evidente non solo nei casi di travaso di culto, ma anche nel perpetuarsi di una certa cultura del sacro specie per quanto riguarda la scelta di determinati ambienti naturali caratterizzati quasi sempre dalla presenza di monti, boschi, sorgenti, rocce e grotte. In Lucania ancora oggi si ritrovano, nella toponomastica dei luoghi, le tracce dell'antico culto della dea autoctona Mefite, dea della fertilità e della prosperità a cui si raccomandavano le donne partorienti, seguito dal culto di Demetra e Artemide Bendis.
Retaggio di questi culti sono i numerosi rituali delle acque e delle fonti presenti in gran parte della regione, dedicati alla figura della Vergine, e situati proprio a ridosso dei corsi d'acqua, lungo i percorsi della transumanza, sui monti o tra le rocce. Tra i casi di evidente travaso culturale va citato il santuario della Madonna di Rossano di Vaglio, posto a monte della sorgente che alimentava il santuario di Mefite, a valle della stessa fontana; o ancora la chiesa di S. Maria d'Anglona a Tursi, sorta sui resti del santuario campestre dedicato a Demetra. Di grande evidenza è poi il santuario della Madonna Grumentina sorto nei pressi dell'area archeologica in cui è attestato il culto di Mefite o Demetra, seguito dal santuario della Madonna del Vetere a Moliterno. Antiche canalizzazioni riportano ancora ai rituali acquatici e delle fonti a Garaguso e Armento.
Le tracce delle divinità legate alla terra, alla sfera agricola e femminile in Lucania sono legate alla figura della Vergine, ai diversi rituali che si perpetuano in suo onore e che testimoniano il rinnovamento di un rapporto antico tra l'acqua e il territorio lucano.