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L'anno gesualdiano

Scritto da Nicola Ditommaso

A 400 anni della morte di Gesualdo da Venosa, la Regione Basilicata, insieme con il Comune di Venosa e l’APT, sosterrà le manifestazioni dell’anno “gesualdiano”, un periodo ricco di appuntamenti con la musica, la letteratura, la storia e il cinema

Il Comitato promotore dell’anno Gesualdiano 2013 avrà il compito di organizzare, avviare e coordinare le iniziative culturali che saranno messe in campo per ricordare il principe dei musici nato a Venosa nel 1566 e morto all’età di 47 anni nel 1613.

Amato fra gli altri, da Franco Battiato (ascolta: Franco Battiato - Gesualdo da Venosa - 1995) e dal compositore russo Igor' Fëdorovič Stravinskij, che gli dedicò addirittura l'ultima importante opera della sua vita, il Monumento pro Gesualdo da Venosa, Carlo Gesualdo da Venosa è stato uno dei principali innovatori del linguaggio musicale. Eccelse nella musica polifonica e fu compositore di madrigali e di musica sacra. Fra i suoi maestri di musica ricordiamo Pomponio Nenna, Giovanni de Macque e Stefano Felis, ma dopo gli anni degli studi, il principe ebbe una vita tormentata segnata da un efferato omicidio perpetrato ai danni della moglie e cugina Maria d'Avalos, colta in flagranza di adulterio nella camera da letto con il duca d'Andria Fabrizio Carafa.Fu un delitto che fece notevolmente rumore all'epoca, in quanto il giovane Carlo era noto per essere una persona notoriamente tranquilla d'animo e dedita agli studi.

Gli anni successivi del principe uxoricida furono segnati dai viaggi fra Napoli, Ferrara e Venezia e dall'angosciante rimorso per l'omicidio effettuato, fino a quando non decise di stabilirsi definitivamente nella fortezza/dimora di Gesualdo, dove il principe si ritirò per cercare la pace dell'anima e il perdono di Dio. Molto probabilmente queste le ritrovò nella musica, furono infatti anni fiorenti e di alta ispirazione musicale in cui il principe compose altri 2 libri di madrigali, Mottetti, un libro di Responsori, un Benedictus, un Miserere e un libro di Sacrae Cantiones.

Scrive in proposito Antonio Vaccaro, biografo del grande musicista: “Nel dorato isolamento della sua corte canora, assorto nella contemplazione della propria aristocrazia del sentire, esorcizzò terrore e disincanto, rinnovando dentro di sé lo struggente vagheggiamento di un mondo immaginario, popolato di presenze ideali, irraggiungibili”.

A distanza di 400 anni la riscoperta del principe Gesualdo in chiave artistica è un fatto ormai acquisito, venne infatti quasi dimenticato dopo il Rinascimento e per troppo tempo la sua fama è stata oscurata dal delitto commesso.

 

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