Nota come la piccola Assisi di Basilicata, la chiesa/santuario San Donato di Ripacandida, è stata riconosciuta come Monumento messaggero di cultura di pace dall'Unesco e monumento nazionale nel 2010. Situata all'ingresso da nord-est dell'abitato è la chiesa più antica della cittadina lucana ed è gemellata con la basilica San Francesco di Assisi.
Dalla documentazione disponibile, sembrerebbe sorta sui resti di un'altra precedente struttura, è infatti citata nelle Rationes decimarum dell'anno 1325 e in una bolla di Eugenio III del 1152 come pertinenza della mensa vescovile di Rapolla. Mentre in un documento del 1604, in cui l'università di Ripacandida chiese ed ottenne che la chiesa e il convento fossero affidati agli Osservanti, si parla certamente già dell'impianto francescano successivo. In analogia con la basilica di Assisi, oltre al tipico impianto francescano ad aula unica, priva di transetto e coro rettilineo, presenta tre campate a crociera ogivale ed è affrescata interamente per tutta la sua superficie.
Questo ciclo di affreschi, noto come la bibbia di Ripacandida è il punto più interessante dell'intero edificio. Il ciclo della genesi comincia nella terza campata e si distende fino a quella mediana con le storie della bibbia fino a quelle di Giuseppe. La prima campata è invece dedicata al nuovo testamento, dall'annunciazione alla resurrezione.
Sui pilastri troviamo invece dipinti i santi francescani Antonio, Ludovico, Francesco e (forse ) Bonaventura. Da analisi stilistiche risulta la presenza di tre diversi pittori che avrebbero lavorato all'interno del santuario e la conclusione dei lavori di decorazione verso la metà del 1700. Per quanto riguarda il ciclo cristologico, sembra opera di Antonello Palumbo di Chiaromonte, il ciclo della Genesi e Santi e il capolavoro di San Francesco che riceve le stimmate sono invece dovuti a Nicola da Novi, mentre gli affreschi tardivi sull'arcone centrale sopra l'altare e su alcuni pilatri sono attribuiti a Pietro di Giampietro da Brienza.
Di particolare interesse sono infine un organo, l'altare barocco custoditi all'interno del santuario e il giardino dei frati francescani (oggi villa comunale) antistante la chiesetta.
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di Nicola Ditommaso