Così come riportato dall’epigrafe sovrapposta ai fregi di uno stemma posto sulla parete della torre ovest (Mis fuit, o lector, cernis per carmina factor inclita prole satus dux orbi bautia Pyrrhus) il castello ducale di Venosa fu fatto edificare dal duca Pirro del Balzo Orsini, all’estremità del centro storico, sul sito più alto del pianoro urbano precedentemente occupato dalla cattedrale di San Felice (a sua volta costruita sui resti di cisterne collegate all’antico acquedotto romano).
Per realizzare il maniero furono abbattute oltre alla cattedrale, anche chiese, cappelle e numerose abitazioni (fu inoltre, lo stesso Pirro a occuparsi della ricostruzione della nuova cattedrale di S. Andrea, dedicandosi in realtà malvolentieri e sotto la minaccia di scomunica da parte del vescovo Nicola Geronimo Porfido). La costruzione ebbe inizio negli anni 1460/70 all’interno di una più generale riorganizzazione del sistema difensivo della città, in cui la splendida piazza antistante divenne la sede della cavallerizza e i portici, le stalle.
Le caratteristiche stilistiche e strutturali del castello (massicce torri rotonde, bastioni a scarpa con camminamento inferiore scavato nella roccia, cinta muraria dello spessore di circa tre metri e un corpo di fabbrica a piano terra con sottostanti sotterranei tra la torre ovest e quella nord) sono simili a quelle di altre opere fortificate nel XV secolo, come Castelnuovo di Napoli.
Per una maggiore difesa della struttura, Pirro fece inoltre sistemare l’ingresso con ponte levatoio sul lato est-sud (l’attuale ingresso fu costruito agli inizi del XVII secolo) e intorno alle torri realizzò un profondo e inaccessibile fossato che non fu mai riempito d’acqua. Dopo la morte di Pirro (1487) gli interventi sul castello continuarono per circa un secolo e le torri furono destinate a prigioni. Con Carlo Gesualdo (il principe dei musici) e poi con suo figlio Emanuele, il castello ducale si trasforma in una piacevole dimora signorile e vi fu la realizzazione del primo piano del corpo tra le torri nord e ovest, detto il “quarto del Cardinale” o quarto vecchio, e alla fine del cinquecento si cominciò a costruire il “quarto nuovo” tra le torri nord ed est, mentre il loggiato con balcone e colonnette esagonali in pietra che si affaccia sul cortile interno e sui locali sottostanti venne realizzato soltanto dopo il 1700.
Quando intervennero le leggi di rovesciamento della feudalità, Venosa e il suo castello appartenevano alla famiglia dei Caracciolo mentre nel 1899, a seguito di un’asta pubblica, fu acquistato dal Comune di Venosa.
Oggi il castello ospita il Museo Archeologico Nazionale, una Sezione Mista distaccata delle Soprintendenze ai Beni Culturali della Basilicata e la Biblioteca Comunale. È sede di convegni, mostre, manifestazioni, spettacoli all’aperto e di un museo lapidario aperto liberamente al pubblico.
di Nicola Ditommaso