Il cantautore appassionato
Daniele Silvestri ha concluso Percorsi DiVersi, la rassegna dedicata a Francesco Albano, alias Yzu Selly, fortemente voluta dalla famiglia del performer lucano e dall’associazione La Compagnia della Varroccia.
Da Il bisogno di te a Salirò, passando per L’autostrada e Testardo, oltre due ore di musica d’autore, nell’ex Cava Ricci di Pignola, sottolineano lo scambio curioso, quello di Silvestri, verso i musicisti e il pubblico che solo un concerto è in grado di generare.
Daniele Silvestri in Basilicata. Cosa hai percepito di questa terra, cosa ti hanno raccontato di questa location?
Ogni volta che torno in Basilicata rimango incantato dai panorami che non hanno niente da invidiare ai luoghi rinomati. L’ex Cava Ricci non avevo idea di cosa fosse se non per quello che ho letto prima di arrivarci. La storia che mi hanno raccontato, per quanto triste, mi piace. Mi sto documentando su Yzu Selly. Ogni scomparsa genera una nascita, un segnale per ridare fiducia. Parlando coi diretti interessati, col fratello ho visto un’emozione che mi ha fatto venire voglia di suonare questo concerto.
Per te i concerti sono fonte d’ispirazione?
La passione per l’incontro, lo scontro, la conoscenza sono elementi fondamentali in un mestiere come il mio. All’inizio è facile avere fortuna. Per continuare a svolgerlo, in maniera credibile, ci vuole entusiasmo, resistenza fisica, curiosità nei confronti dell’altro. In un concerto hai davanti una collettività, qualcosa di vagamente mistico: tante persone che ti guardano, che mantengono il tempo insieme, che cantano la stessa cosa. Quando si tratta di musica, di poesia, di arte, in generale, vivi un’esperienza di cui non puoi farne a meno, non per l’applauso ma per quell’energia un po’ magica.
Ti sei esibito sul palco del Gay Pride, di Emergency, qui a Pignola per un Evento green al termine del quale saranno piantati degli alberi. Quanto è importante sostenere delle cause?
Per me è fondamentale. Poi non sono la persona più corretta, si fa fatica a essere coerente. Quando si organizza un concerto ecologico vale la pena esserci. Piantare degli alberi è un piacere, coincide con la mia idea di ottimismo. Non banalmente nel modo bucolico di vedere la pianta che nasce. Esiste qualcosa di simbolico nel piantare un seme a terra, invece di posizionare una mattonella, di cementificare. Il cemento rappresenta il ruolo spesso violento dell’uomo e di chi il ha potere di decidere. Quindi ben vengano manifestazioni che si pongono il problema.
Futuro della musica, futuro dei giovani, futuro dell’Italia con quali prospettive?
Difficile scinderli. Quello della musica è il meno importante dei tre, in un modo o nell’altro se l’è sempre cavata. Magari sarà maggiormente difficile camparci, occorrerà indovinare percorsi originali. Sul futuro dei giovani e dell’Italia i motivi per sentirsi ottimisti sono davvero pochi, bisogna saperli guardare con la lanterna, ma qualcuno c’è.
Durante il Live Tour 2013 condividi il palco con altri artisti, proponi scalette variabili. Perché questa scelta?
Perché è bello farsi mancare il terreno sotto i piedi. Perché significa avere più paura, forse. Non sapere esattamente cosa succede da verità a un concerto, a un’esibizione.