La Basilicata è una terra da scoprire. Lontana meta di un turismo di massa che tarda ad arrivare si svela ai suoi visitatori lentamente, con la genuinità delle sue bellezze e al ritmo abitudinario delle tradizioni e delle consuetudini.
Tante (troppe?) sue bellezze sono poco conosciute e valorizzate per quello che meritano. Ma se le montagne, i mari, i laghi, i centri storici della Basilicata stanno piano piano conquistando sempre più attenzione e visibilità la stessa cosa non si può dire per quello che è nascosto nel sottosuolo. Quasi nessuno conosce e ha visto infatti il tesoro che è presente nelle viscere delle montagne lucane. Solo pochi eletti, soprattutto speleologi professionisti, hanno avuto la possibilità di inoltrarsi tra le cavità create dall’irruenza dell’acqua nel corso dei millenni. Buio pesto, pozzi profondi decine di metri, enormi grotte e minuscoli buchi, docili ruscelli e cascate violente, laghetti, intercapedini, stalattiti e stalagmiti, creazioni rocciose con forme bizzarre: uno spettacolo della natura diffuso su tutto il territorio regionale a partire dai Vucculi di Muro Lucano, dove è attivo lo Speleoclub Marmo Platano, passando per la Grotta dell’Aquila a Tramutola che è una delle poche grotte fruibili ad un pubblico ampio, e la Grotta di Sant’Angelo a San Chirico Raparo. In questo numero presentiamo la “Grotta di Castel di Lepre” a Marsico Nuovo, molto frequentata da speleologi di fuori regione, e l’Inghiottitoio del Patricello sul monte Coccovello che è stato dimostrato essere collegato con la Grotta del Dragone di Maratea nelle vicinanze di Acquafredda. Da non dimenticare Maratea che, con la Grotta delle Meraviglie visitabile in estate, detiene il record di grotte iscritte all’apposito catasto.