Passione, semplicità, tecnica. Secondo il sassese Antonio Vignola, sono questi i segreti per eccellere nel mestiere in cui è un maestro di livello internazionale. La lavorazione del ferro forgiato e battuto è un mestiere che a detta di Antonio “non conosce crisi”, forse perché fuori dal tempo, di pochi e per pochi.
"Il ferro è il materiale più bello che esista - racconta - è economico, per tutti. Sembra indistruttibile, ma il fuoco lo rende docile e puoi modellarlo come vuoi. Se solo cogli l’attimo giusto, quello spazio di secondi tra quando il metallo diventa rosso e quando inizia a bruciare, allora puoi vivere l’emozione indescrivibile di dare una forma a quella che era solo un’idea nella tua testa".
E a 10 anni vedere per la prima volta un oggetto nascere dalle proprie mani è una gratificazione troppo grande per lasciarla andare. Antonio vuole riviverla ancora, ed ancora. Gli anni di apprendistato in Germania, dove si trasferisce appena quindicenne, gli permettono di acquisire le tecniche per fare di questa passione un lavoro. Così nel 1976 mette su una bottega a Sasso di Castalda paese al quale torna e rimane legato sempre, e che segna con l’impronta di ferro della propria arte con ringhiere, bacheche, stemmi e portoni.
Nella sua officina Antonio lavora instancabilmente e tra le sue mani pezzi di ferro forgiati, rastremati, attorcigliati, incastrati, si trasformano in manufatti preziosi ed irripetibili, che fanno bella mostra di sè in esposizioni e fiere di settore. In questo modo già a partire dagli anni 80 Vignola inizia a farsi un nome anche al di fuori dei confini italiani tanto che nel 1990 è tra gli artisti artigiani, scelti dal ministero dell’Industria, del Commercio e dell'arigianato per rappresentare l'Italia ad Avignone in occasione dell’Esposizione dell'artigianato artistico europeo.
Inoltre realizza vere e proprie sculture che gli vengono commissionate da enti pubblici ed ecclesiastici.
Tra queste spiccano il maestoso e complesso portale con colonne e cornicione nella Chiesa Madre di Sasso (foto in basso), il Basilikos, acquistato dal Consiglio regionale della Basilicata; il piede alato Carpe Diem, esposto a Venosa e poi a Roma per la mostra “L’euro e gli artigiani", una scultura raffigurante l'economia della Basilicata tra passato e presente (foto a lato).
Adesso che è in pensione, dopo un’esperienza di quasi mezzo secolo, tante soddisfazioni, pochi rimpianti (neppure aver rifiutato, per sare vicino alla famiglia, la proposta di Pupi Avati di realizzare le spade per un suo film), perchè dice lui “io, il mio mondiale l'ho vinto”, Antonio ha ancora un grande sogno. Realizzare con il sostegno delle amministrazioni pubbliche una scuola-bottega per poter tramandare ai giovani un patrimonio di conoscenze inestimabile acquisite nel tempo di una vita; perchè non vada perduto.
Foto di Mara Camera
Articolo pubblicato su Al Parco Estate 2013